Quali DPI scegliere per l’attività di sanificazione
I DPI disponibili sul mercato sono numerosi, per questo motivo, al fine di eseguire un intervento di sanificazione degli ambienti in completa sicurezza l’operatore deve indossare i dispositivi di protezione individuale idonei all’attività svolta.
I dispositivi di protezione individuale (DPI) sono regolamentati da diverse normative (D.Lgs 475/92 e le sue successive modificazioni, il D.Lgs. 81/08) le quali indicano gli obblighi per il datore di lavoro, quelli per il lavoratore, ne stabiliscono i requisiti essenziali, li suddividono in categorie e indicano una loro classificazione.
Per poter scegliere i DPI più adatti a tutelare la salute e la sicurezza del tecnico che esegue l’intervento è necessario individuare i rischi ai quali si può incorrere in tutte le diverse fasi di questa attività, successivamente è indispensabile individuare le caratteristiche che il DPI deve avere per ridurre i rischi associati al trattamento di sanificazione e, infine, selezionare la tipologia di dispositivo di protezione individuale più idonea.
Rischi associati all’attività di sanificazione
Nell’attività di sanificazione l’analisi del rischio deve tenere in considerazione diversi fattori: il protocollo operativo, gli ambienti da trattare, le attrezzature e le tecnologie utilizzate.
In questa sede andremo ad evidenziare i rischi che il lavoratore può incorrere considerando principalmente le attrezzature, le tecnologie utilizzate.
Durante la sanificazione un lavoratore può incorrere in rischi chimici e biologici.
Nel caso in cui la sanificazione venga effettuata da tecnici ambientali o (esperti del settore) con macchinari professionali che permettono l’utilizzo dell’apparecchiatura in presenza (per esempio: vaporizzatori e atomizzatori di perossido di idrogeno) l’addetto può incorrere anche in rischi fisici, dovuti al forte rumore che questi dispositivi emettono.
Rischio chimico
Il rischio chimico è relativo all’esposizione ad una sostanza chimica (o un detergente) che può essere pericolosa per la sua salute e rappresenta la probabilità che la sostanza crei un potenziale danno al lavoratore che la utilizza o che ne è esposto. L’utilizzo di una sostanza chimica non rappresenta necessariamente un rischio effettivo, dipende dalle caratteristiche tossicologiche della sostanza in questione e dalle sue modalità d’uso.
Il produttore della sostanza ha l’obbligo di riportare le caratteristiche tossicologiche nella scheda di sicurezza (SDS) e sull’etichetta del prodotto, inoltre, queste informazioni sono anche presenti sul sito dell’ECHA (European Chemicals Agency).
Per esempio, se viene eseguita la sanificazione con perossido di idrogeno è importante sapere che, come viene riportato sul sito dell‘ATSDR (Agency for Toxic Substances and Disease Registry) il perossido di idrogeno, anche a basse concentrazioni come quello domestico (3%), può essere tossico se ingerito, inalato o se entra a contatto con la pelle e gli occhi, può causare irritazioni respiratorie, oculari e della pelle. Inalazioni di fumi o vapori di sostanze con concentrazioni pari (o superiori) al 10% causano invece gravi irritazioni polmonari. L’ingestione di soluzioni con una forza del 10-20% produce sintomi simili, ma anche i tessuti esposti possono essere bruciati. L’ingestione di soluzioni ancora più concentrate, oltre a quanto sopra, può anche indurre una rapida perdita di coscienza seguita da paralisi respiratoria.
Per evitare danni alla salute durante l’attività di sanificazione è dunque indispensabile utilizzare DPI idonei a proteggere dal rischio chimico.
Rischio biologico
Il rischio biologico è associato alla probabilità che il lavoratore sviluppi una malattia in seguito al contatto con un agente biologico che può avvenire per inalazione, ingestione, inoculazione o contatto con la pelle. Un agente biologico corrisponde a qualsiasi microrganismo (entità microbiologica, cellulare o virus capace di riprodursi e trasferire materiale genetico) che è in grado di provocare infezioni, allergie e intossicazioni.
L’attività di sanificazione e disinfezione viene eseguita con lo scopo di ridurre la carica microbica presente sulle superfici e nell’aria degli ambienti, a seconda della tipologia di struttura in cui si deve eseguire l’intervento, quello biologico è un rischio da non sottovalutare.
Per esempio, la sanificazione di strutture ospedaliere aumenta la probabilità che il tecnico entri in contatto con liquidi corporei, sangue, batteri e virus. Oppure durante un intervento eseguito sugli impianti aeraulici, i quali possono essere contaminati dal batterio della Legionella pneumophila, di contrarre questa malattia.
A seconda della sostanza utilizzata è necessario utilizzare DPI che proteggano contro i microrganismi.
Caratteristiche dei DPI per la sanificazione
Sul mercato esistono diverse tipologie di DPI (dispositivi di protezione individuale), classificati in base alla funzione che devono svolgere (per esempio: DPI per la protezione del capo, degli occhi, delle vie respiratorie, etc.).
Considerando i rischi a cui si può andare incontro durante l’attività di sanificazione degli ambienti, è necessario fornire al lavoratore DPI che siano in grado di proteggerlo dagli agenti chimici e dagli agenti biologici e di prevenire tutte le modalità di infezione, specifici quindi per le mucose, le vie aeree, gli occhi e la pelle.
Nel caso l’intervento venga svolto da un tecnico specializzato con atomizzatori o vaporizzatori di perossido di idrogeno, è necessario prevedere anche l’utilizzo di DPI di protezione dell’udito.
La scelta dovrà pertanto ricadere su DPI che hanno lo scopo di proteggere:
- Le mani: i guanti. Per esempio, possono, per esempio essere i guanti monouso in lattice (Cat. III EN 374 protezione chimica generica e microrganismi N420) oppure i guanti monouso in nitrile (anche questi di CAT. III EN 374 protezione chimica generica e microrganismi EN420), a differenza dei guanti in lattice, quelli in nitrile essendo latex-free sono anallergici.
- Gli occhi: DPI quali: gli occhialini protettivi, le visiere e gli schermi.
- Gli arti inferiori: calzature di protezione quali i copriscarpe, DPI che riparano la suola delle scarpe dal materiale biologico ed evitano quindi contaminazioni incrociate degli ambienti.
- Il corpo e la pelle: tuta protettiva dotata di cappuccio, al fine di proteggere il corpo da prodotti chimici (liquidi e solidi), polveri fini e fibre.
- Delle vie respiratorie: le maschere come le FFP2. In caso di presenza di un caso accertato di Sars-Cov-2 è obbligatorio utilizzare le maschere di protezione FFP3.
È importante sottolineare che le mascherine chirurgiche non sono DPI ma dispositivi medici, pertanto non vanno utilizzate durante gli interventi di sanificazione.
Nel caso in cui l’intervento è svolto da un tecnico specializzato che esegue la sanificazione in presenza (perossido di idrogeno), l’addetto dovrà utilizzare i seguenti DPI:
- una maschera a pieno facciale con filtro (per l’utilizzo di DPI come questo è necessario che al lavoratore sia fatta formazione).
- DPI per la protezione dell’udito come, per esempio, i tappi auricolari o le cuffie.
Perché utilizzare i DPI per la sanificazione
Come abbiamo appena visto, durante un’intervento di sanificazione il lavoratore è esposto a numerosi agenti (biologici o chimici) che diminuiscono la sua sicurezza sul posto di lavoro e possono creare danni alla sua salute.
Al fine di tutelare la salute del lavoratore e nel rispetto di tutte le norme previste dal D. Lgs 81/08 (Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro), è indispensabile individuare e selezionare tutti i DPI che siano in grado di eliminare i rischi associati all’attività svolta.
Nel caso della sanificazione, i DPI devono proteggere le vie respiratorie, la pelle, gli occhi, il corpo, le mani del lavoratore da rischi chimici e microrganismi. Inoltre nel caso di interventi di sanificazione in presenza, anche DPI di protezione per l’udito.
Grazie all’uso dei corretti DPI l’intervento di sanificazione può essere svolto in completa sicurezza.
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